curiosità stroriche padovane  1°

IL MONTE VENDA

È il più alto dei Colli Euganei, metri 607 sul livello del mare. Tutta la catena di quei colli, sia per la qualità della loro trachite (masegna), sia per le acque calde che sgorgano ai suoi piedi, sia per la sua forma, dimostra essere l'avanzo di un grande vulcano, il cui centro era il Venda. Quel vulcano ebbe certamente varie eruzioni violente. che si prolungarono anche nel periodo terziario, e cessarono molti secoli, anzi centinaia di secoli, prima della comparsa degli uomini nella regione Veneta.

Alcuni storici. fanno derivare il nome di Venda da un tempio alla dea Venere, altri da uno a Diana Bendia, il Gloria ritiene più probabile la prima opinione. Quel colle ha poca storia, perché alquanto arido, fu sempre poco abitato. Nel medioevo sorgeva a metà della sua erta un forte castello della famiglia Transalgardi antenata dell'attuale Capodilista.

Sulla sua sommità verso il 1160 un certo Adamo frate di S. Giustina visse da eremita parecchi anni e morì entro una piccola grotta forse da lui stesso scavata. Dopo di lui altri vissero in eremitaggio lassù, fra i quali Stefano abate di S. Giustina, il quale vi salì con un compagno nel 1209, rinunziando al grado abbaziale, e vi eresse un oratorio dedicato a S. Michele. Poco dopo, nel 1231, venne ampliato l'oratorio e accanto venne eretto un monastero che in seguito, con aiuti di cittadini padovani, divenne assai ricco dl terre in pianura e poté sempre più ingrandirsi. Nel 1400 la chiesa ampliata aveva quattro altari, tre campane e l'orologio sul campanile.

Nel 1417 abitò lassù Pietro Marcello Vescovo di Padova, fuggito dalla città per paura della peste In un manoscritto del 1605, esistente presso la Civica Biblioteca, si legge che quel luogo era veramente un delizioso soggiorno, ma quei frati furono privati di ogni bene con un decreto del 1771 della Repubblica Veneta e si dispersero in altri conventi. Ora il luogo è deserto, e del monastero non restano che alcune muraglie sgretolate, e rare volte vi sale lassù qualche curioso per godere il vasto panorama

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Ignazio Sommer (Merzio)